Si è svolta Martedì 5 giugno 2007, nei locali del Grand Hotel Lamezia, in Lamezia Terme, l'Assemblea dei Soci dell'Associazione. Ecco la relazione del Presidente, approvata all'unanimità.

 

ASSEMBLEA DEI SOCI
Grand Hotel Lamezia – Lamezia Terme (CZ) – Martedì 5 giugno 2007- h. 17,30
Relazione del Presidente  

Gentili Signore, Onorevoli colleghi,
l’Assemblea odierna è stata convocata, come vuole lo Statuto, per svolgere la relazione  sull’attività dell’anno 2006 e per l’approvazione del relativo conto consuntivo.  Essendo intervenuta nel frattempo la scadenza del triennio di durata in carica degli attuali organi sociali, l’ordine del giorno include anche il rinnovo delle cariche.   L’attività sociale per l’anno 2006 è nota ai soci o perché direttamente partecipi o per puntuale informazione loro fornita. Essi ne sono, dunque, a conoscenza e, pertanto, quella che presenteremo è una sintesi delle cose fatte, seguita da qualche notazione sulla vita dell’Istituto Regionale e qualche notizia sull’attualità della vita politica e sociale.  Le principali iniziative previste per l’anno 2006 riguardavano:  Il completamento del Progetto “In.Form.Azione”, realizzato con il co-finanziamento della Commissione Europea, per la promozione della cittadinanza europea attiva tra gli studenti ed i cittadini calabresi;  La realizzazione, in collaborazione con l’ISESP, del Corso di formazione in diritto comunitario, riservato a giovani calabresi neo laureati in giurisprudenza ed economia e commercio;  La realizzazione del Convegno a carattere nazionale sul tema  “60 anni di Repubblica Italiana: 1946-2006”.  Abbiamo concluso positivamente tutti e tre gli impegni.  Quanto al Progetto “In. form. azione”, che aveva come oggetto la promozione della cittadinanza europea attiva, dopo averlo portato a termine, abbiamo presentato i risultati nel Convegno conclusivo che abbiamo fatto a Lamezia Terme il 17 Luglio 2006. Abbiamo successivamente inviato a Bruxelles la contabilità finale ed abbiamo ricevuto il saldo del finanziamento di nostra spettanza.  E’ stata una esperienza nuova per l’Associazione e devo dire che con la collaborazione delle Associazioni partners del progetto, impegnate nelle Città di Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Locri e Santo Stefano in Aspromonte (RC), tutte senza finalità di lucro, ce la siamo cavata e bene se è vero che da Bruxelles, una volta visionato il video che abbiamo prodotto, contenente le attività svolte in cinque scuole superiori delle Città di Cosenza – Lamezia – Crotone – Locri e Reggio Calabria e le 10 tappe effettuate col pullman speciale appositamente attrezzato per promuovere la conoscenza tra studenti e cittadini della storia dell’Unione Europea, sono giunti i complimenti della Direzione Generale della Cultura da Bruxelles.   Devo sottolineare come nel corso di questa esperienza sia risultata preziosa e professionale la collaborazione della “Cooperativa RES – Ricerca, Europa, Sviluppo” di Locri, che aveva collaborato nella progettazione dell’iniziativa e della proposta.  Il Corso in diritto comunitario è stato portato a termine con evidenti risultati che sono stati compendiati nel Seminario di chiusura, organizzato d’intesa con l’ISESP,  svoltosi a Catanzaro il 7 luglio 2006, nel  quale il Presidente Rosario Chiriano ha presentato una relazione sul tema:  “La Calabria nella prospettiva dell’Unione Europea”. La manifestazione si è conclusa con la consegna a n. 35 allievi giovani laureati dell’attestato di frequenza del corso.  Al Seminario conclusivo del corso ha partecipato il Prof. Piervirgilio Dastoli – rappresentante in Italia della Commissione dell’Unione Europea. {mospagebreak} Quanto al Convegno sui sessant’anni della Costituzione, esso si è svolto a Reggio Calabria nella Sala Green del Consiglio Regionale nei gg. 25 e 26 Ottobre 2006 ed è stato realizzato in collaborazione con la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.   Il Convegno ha visto la partecipazione di relatori ad altissimo livello: due giudici costituzionali (il Prof. De Siervo ed il Prof. Silvestri), chiarissimi professori di diritto costituzionale (Prof. Spadaro e Prof.ssa Salazar) ed amministrativo (Prof. Manganaro), di Scienze politiche (Prof. Gambino – Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Calabria), di Economia (il Prof. Tonino Perna dell’Università di Messina), rappresentanze delle Associazioni di colleghi di 12 su 20 Regioni italiane (Valle d’Aosta – Piemonte – Veneto – Friuli V.G. – Liguria – Emilia Romagna – Marche – Campania – Basilicata – Puglia – Sicilia – Calabria) e, nei due giorni di durata della manifestazione, circa 800 studenti delle Scuole superiori della Città e della Provincia di Reggio, oltre a  numerosi studenti della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Le foto ed i filmati del Convegno raccontano con le immagini la straordinaria partecipazione alla nostra iniziativa che la RAI non ha ripreso solo perché i giorni del Convegno sono coincisi con due giorni di sciopero nazionale.  E’ stata una iniziativa che ha avuto grandi riconoscimenti da parte delle Scuole coinvolte e della società civile,  con un solo neo, nessun Consigliere Regionale ha ritenuto di partecipare all’iniziativa. Questa amara constatazione racconta, purtroppo, una storia che non mortifica certo l’Associazione, che ha avuto il merito, riconosciutole, di essere stata l’unica parte della Calabria a ricordare e celebrare in maniera adeguata i sessant’anni della Repubblica Italiana. Nel corso del 2006, tuttavia, altri fatti sono accaduti, sia riguardanti la vita dell’Associazione, sia relativi alla vita dell’Istituto regionale.  Vediamo di ricordarne qualcuno. {mospagebreak} Nella vita interna dell’Associazione due fatti meritano di essere annotati: il primo riguarda la crescita del numero degli associati, che al 31 dicembre 2006 hanno raggiunto complessivamente tra soci diretti ed aggregati la cifra di 114, anche se mancano ancora all’appello alcuni ex Consiglieri.  Il secondo ha riguardato la legge 23 dicembre 2005, n. 266 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2006) che ai commi 54 e 55 dell’art. 1 ha previsto l’applicazione di una ritenuta del 10% sulle indennità di carica dei Consiglieri Regionali.   Come è noto, in Calabria, la applicazione in sede regionale di questa norma è intervenuta senza la previa adozione di alcun provvedimento amministrativo o legislativo. Il Dipartimento Risorse – Settore Risorse Economiche, infatti, ha proceduto, in maniera illegittima a decurtare del 10% non solo le indennità di carica dei Consiglieri, ma anche gli assegni vitalizi in godimento, il che ha generato una controversia tuttora in atto, il cui esito, allo stato non è possibile prevedere.  Sulla controversia insorta, l’Associazione ha prodotto all’Ufficio di Presidenza del Consiglio ed al Presidente della Regione, documentazione, tesi e posizioni  tendenti a chiudere la partita adottando in Calabria le stesse decisioni assunte dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica, con riferimento agli assegni vitalizi degli ex parlamentari, e da ben 16 Regioni su venti.  La soluzione proposta dall’Associazione, come noto, prevedeva il blocco dell’ammontare dell’assegno vitalizio ed il recupero del 10% sui futuri miglioramenti automatici già previsti dal DPCM 15 Maggio 2006. Questa proposta aveva il pregio di salvaguardare il principio generale dell’ordinamento giuridico della “non reformatio in peius” e, nello stesso tempo, di non negare la ritenuta del 10%, da operare, tuttavia, soltanto sui futuri miglioramenti. Il DPCM richiamato, facendo riferimento alla vigente legislazione, comporta una rivalutazione delle indennità di carica dei parlamentari e delle indennità di carica dei Consiglieri Regionali, del 4,78% a decorrere dal 1/1/2006 (è questa la ragione della lievitazione ultimamente registrata nell’ammontare degli assegni vitalizi, con corresponsione nel mese di Marzo 2007 degli arretrati dal 1 gennaio 2006 al 1° gennaio 2007), del 3,69% a decorrere dal 01/01/2007, ancora da corrispondere, e del 3,69% da corrispondere a decorrere dal 01/01/2008.  In una apposita riunione dei nostri soci abbiamo illustrato e documentato i termini della controversia ed abbiamo avuto il mandato di avviare l’azione di tutela in sede giurisdizionale, nominando difensore l’Avv. Alberto Panuccio che, già su mandato dell’Associazione, aveva scritto al Presidente del Consiglio Regionale ed al Presidente della Regione, per il recupero delle somme indebitamente trattenute dal Consiglio Regionale con decorrenza 01/01/2006.  {mospagebreak}Con lettere individuali i soci hanno fatto conoscere al Presidente del Consiglio Regionale le loro volontà, ma nemmeno questa azione ha sortito l’effetto sperato, che era quello di essere ricevuti dall’On. Presidente del Consiglio e dall’Ufficio di Presidenza, per essere posti nella condizione di rappresentare e documentare le nostre buone ragioni, per poter trarre, nell’interesse dei soci e della Istituzione, le giuste determinazioni, onde evitare aggravi di spesa all’Ente Pubblico.  L’avv. Alberto Panuccio, già nella prima lettera e poi nell’atto stragiudiziale inviato al Presidente della Regione ed al Presidente del Consiglio Regionale, aveva sollevato il problema della incostituzionalità della norma contenuta nella Legge finanziaria 2006, per la parte riferita ai Consiglieri Regionali, essendo noto ed acclarato che la determinazione dell’indennità di carica del Consigliere Regionale è materia riservata dalla Costituzione alla competenza esclusiva delle Regioni.   A dimostrare la bontà di questa posizione, è intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale n. 157 del 18 aprile del 2007 che, su istanza della Regione Campania, ha dichiarato incostituzionale  “ l’art. 1 – comma 54 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006), nella parte che si riferisce ai titolari degli organi politici regionali “.  Questa sentenza, con effetto “erga omnes” e retroattivo, ha ormai cancellato dal “mondo giuridico” l’art. 1, comma 54 della Legge 266/2005 nella parte in cui si riferisce agli organi politici regionali. Pertanto, le trattenute effettuate con riferimento agli organi regionali, e dunque anche quella operata sui vitalizi degli ex Consiglieri, secondo la posizione assunta dagli Uffici del Consiglio Regionale della Calabria, sono illegittime con conseguente diritto al rimborso e all’immediata reintegrazione della posizione economica mensile. {mospagebreak} Il diniego di incontrare l’Associazione per discutere dei diritti legittimi dei soci, violati da comportamenti illegittimi degli Uffici del Consiglio, probabilmente, fa parte della stessa filosofia che nega il diritto alla concertazione alle parti sociali e della arroganza tipica con cui viene gestito il potere politico in Calabria, senza alcuna considerazione per le rappresentanze formalmente costituite, quindi, in dispregio della democrazia rappresentativa.  Non  si tratta, dunque, di un atteggiamento derivante da demeriti particolari degli ex Consiglieri Regionali o dell’Associazione che per Statuto li rappresenta, ma di una modalità messa in atto, sino ad oggi sconosciuta, di gestione del potere da parte dei governi di centrosinistra. Una discussione questa, molto seria, che prima o poi anche noi dovremo aprire, non già per interessi di bottega, ma per non tradire gli interessi della Regione e dei cittadini calabresi che da sempre ci stanno a cuore; una discussione che dovrà coinvolgere il modo di gestire il potere da parte del Governo e di esercitare la funzione legislativa e rappresentativa da parte del Consiglio Regionale della Calabria.  Noi, subito dopo la sentenza della Suprema Corte,  non siamo rimasti fermi. Abbiamo valutato che fosse opportuno provare a rinnovare il tentativo del dialogo, per definire nella sede politico-istituzionale  la controversia insorta, ed abbiamo scritto una lettera riservata all’On. Presidente della Regione, all’On. Presidente del Consiglio ed a tutti i Consiglieri Regionali, il cui testo troverete nella cartella distribuita ai soci.  Se anche quest’ultimo tentativo risulterà vano, non resterà che l’azione in sede giudiziaria. Venerdì scorso abbiamo avuto un incontro con l’avvocato Alberto Panuccio, che, come sapete, è stato incaricato di difendere la nostra causa.  Dal colloquio è emersa la necessità di aggiustare il tiro dell’azione in corso per recuperare le somme indebitamente trattenute.  Come i soci ricorderanno, l’avvocato Panuccio aveva predisposto una istanza da inviare all’Ufficio del Lavoro, quale giudice conciliatore, trattandosi di una vertenza di lavoro. L’istanza è stata recapitata a tutti i soci che in buona parte l’avevano sottoscritta ed inviata all’Associazione.  Quella istanza deve  essere ora rivista perché essa è appropriata solo per il caso di diniego della legittima rivendicazione in presenza della norma che statuisce la ritenuta del 10%. Come ricorderete, l’istanza era basata sul presupposto della non applicabilità automatica agli assegni vitalizi della decurtazione del 10% operata sulle indennità di carica dei Consiglieri Regionali. Ora, essendo stata quella norma dichiarata incostituzionale, la precedente motivazione deve essere ritenuta soltanto subordinata, mentre la prima e principale motivazione deve essere riferita alla indebita ritenuta del 10% operata dagli Uffici del Consiglio sull’indennità di carica del Consigliere Regionale e,dunque, anche sugli assegni vitalizi in godimento.   {mospagebreak}                                                                                                                                                                                                                            L’azione di tutela, dunque, dovrà dispiegarsi con riguardo a due possibili e diverse situazioni: quella secondo la quale il Consiglio e gli Uffici mantengano la loro originaria impostazione (l’automatismo, in ogni caso, della trattenuta sui vitalizi in godimento) e quella, invece, di presa d’atto della sentenza della Corte Costituzionale che dichiara illegittima la norma e della conseguente restituzione delle somme indebitamente trattenute, che va, ovviamente inserita nella nuova istanza di conciliazione.  Abbiamo già concordato con l’avvocato di rielaborare, pertanto, l’istanza in precedenza formulata. Abbiamo fissato, a tal fine un appuntamento per giovedì 7 giugno alle ore 20,00 per mettere a punto la nuova istanza di conciliazione che invieremo immediatamente a tutti i soci.  Quello che raccomandiamo è la migliore collaborazione da parte di tutti. A nostra volta se ci saranno novità vi terremo tempestivamente informati.  Nel corso del 2006 abbiamo fatto anche altro.  Abbiamo pubblicato e pubblicizzato gli Atti del Convegno svolto nell’Ottobre 2005 a Taverna (CZ) sul tema: “La Calabria e le sue risorse: il Parco Nazionale della Sila”. Ci siamo interessati, sempre nel corso del 2006, anche di una questione riguardante la ex viabilità statale, trasferita con legge alle Regioni, che ha provocato gravi difficoltà gestionali alle Province, alle quali la Regione, immediatamente, aveva trasferito la responsabilità di gestire l’ex viabilità statale, ora provinciale.  Dopo averne discusso nell’Ufficio di Presidenza abbiamo interessato la Giunta Loiero della questione.  Diciamo brevemente di che si tratta. Il precedente governo della Regione, in base ad una legge dello Stato aveva deciso, con atto deliberativo assunto dalla Giunta Regionale, di restituire allo Stato (quindi all’ANAS), una serie di Strade Statali in precedenza trasferite dallo Stato alle Regioni.  Questo provvedimento era stato assunto, in conformità a quanto previsto dalla normativa statale, sulla base di deliberazioni assunte dalle Giunte Provinciali. Per completare l’iter procedurale il governo regionale avrebbe dovuto attivare la Conferenza Stato-Regioni per il parere obbligatorio previsto, a valle del quale il Ministro competente avrebbe con Decreto Ministeriale sancito il ritorno all’ANAS della gestione di strade trasferite alle Province.  Le motivazioni che avevano ispirato la legge dello Stato si facevano carico della esigenza di assicurare alla gestione ANAS la viabilità di maggiore significato per  modernizzarla, al fine di migliorare i servizi di mobilità sia delle persone che delle cose.  A mò d’esempio, abbiamo citato la Regione Campania che, nel frattempo, aveva esaurito le procedure di legge per restituire allo Stato la viabilità di maggiore importanza, sgravando così i bilanci regionale e provinciali di oneri ed incombenze di fatto insopportabili.  Non avendo ricevuto alcuna risposta, abbiamo preso contatti con l’Assessorato Regionale ai LL.PP. per segnalare la pratica ed accelerare i tempi della sua definizione, ma ad oggi, non abbiamo avuto alcun positivo riscontro.  Segnaliamo questa questione per l’interesse che ha per la Regione. L’elenco delle strade individuate dalle Province per la restituzione allo Stato, di cui alla delibera della Giunta Chiaravalloti, non sono poche, appartengono alle 5 Province calabresi e, se trasferite di nuovo alla competenza dell’ANAS farebbero felici i cittadini e gli operatori dei settori produttivi per la maggiore efficienza e migliore organizzazione dell’ANAS.  Non siamo riusciti nell’intento ma torneremo a coppe, come si dice in gergo, perché il problema è serio, esiste, non costa nulla, anzi, fa risparmiare la Regione e comporta un migliore servizio al cittadino. {mospagebreak} Altro rilievo ha nella nostra sensibilità, l’azione del governo regionale che non giudichiamo ma che percepiamo, come accade ai nostri concittadini, in forte ritardo rispetto ai bisogni ed ai problemi, con elevato tasso di litigiosità interna ed a rischio di implosione, contraddittoria ed inadeguata, anche quando, come accaduto con l’ultimo maxi emendamento sulla legge finanziaria 2007, ha introdotto l’abolizione di Enti strumentali della Regione e la riduzione delle ASL da 11 a 5.  Sentiamo il dovere, pertanto, di formulare alcuni rilievi di metodo e di merito, che derivano dalla responsabilità e dalla sensibilità politica che caratterizzano la nostra esperienza.  Provo a scorrerne alcuni tra i più significativi: Colloco al primo posto delle considerazioni il POR Calabria 2007-2013, che programma gli investimenti dei Fondi dell’Unione Europea. Esso non è stato ancora licenziato e siamo quasi a metà dell’anno 2007. Pare che sia imminente la sua definizione e, tuttavia, il ritardo già accumulato, per ragioni dovute alla crisi regionale ed alla necessità di raccordare lo strumento programmatico regionale alla programmazione nazionale, non potrà non ripercuotersi sui tempi della sua attuazione. Nel merito della programmazione, tuttavia, si registra una insistenza perniciosa su una valutazione errata già in passato, che ha inteso immaginare il superamento delle difficoltà di progettare col mettere assieme i diversi livelli istituzionali territoriali, considerandoli soggetti attivi.  Una osservazione più attenta della nostra realtà, per come è, avrebbe consentito di considerare che mettendo assieme, come soggetti attivi della programmazione i diversi agenti locali dello sviluppo, non si generano sinergie, né si sommano capacità progettuali, per la semplice ragione che i nostri agenti locali dello sviluppo, così come sono organizzati e per la qualità delle risorse umane che hanno a disposizione, non sono in grado di progettare lo sviluppo medesimo e non esprimono, pertanto, capacità adeguate per svolgere le funzioni di programmazione e pianificazione territoriale necessarie per rispondere alla domanda di servizi di qualità che viene dai cittadini. Altro è discutere e convenire sugli obiettivi, che è un dovere, altro è programmare, progettare ed assicurare la realizzazione dei progetti, cioè assicurare il governo dei processi realizzativi. Segnalo, infine, la necessità che i progetti siano finalizzati allo sviluppo, che siano capaci, cioè, di mettere in moto processi produttivi di reddito ed occupazione e non riguardino la realizzazione di opere che si configurino come pura e semplice spesa finale ma che non hanno nulla a che vedere con lo sviluppo;  Evidenzio come seconda osservazione le riforme che riguardano gli Enti  regionali strumentali per la gestione di attività economiche e creditizie. Di norma esse si progettano e si definiscono con legge regionale, non con emendamenti dell’ultima ora, che sicuramente rappresentano la volontà politica del governo, ma che non possono contenere la definizione dei nuovi  assetti dei servizi al cittadino o gli strumenti di sostegno e di cooperazione allo sviluppo. Pur condividendo, perciò, sotto l’aspetto squisitamente economico, la scelta di ridurre le ASL e liquidare gli Enti strumentali (noi stessi sin dall’inizio di questa legislatura col documento programmatico inviato ai candidati Presidenti della Regione li avevamo bollati come Enti inutili perché autoreferenziali),  non siamo in grado di apprezzare o meno i provvedimenti adottati, perché non conosciamo l’organizzazione e le modalità operative dirette ad assicurare i servizi al cittadino o assicurare il rispetto degli interessi organizzati nella Regione;  Sottolineo al terzo posto problemi di metodo. Nella politica e negli atti di governo non riusciamo ad individuare i contenuti della concertazione istituzionale e sociale, di cui sempre abbiamo parlato, come primaria componente dell’azione di governo, che non vuol dire acquiescenza alle volontà altrui o acquiescenza verso le altrui pretese, ma avere progetti ed obiettivi condivisi per la Calabria, sui quali di volta in volta definire il modo di atteggiarsi e far convergere forti volontà politiche e sociali, un metodo che se adottato consente a tutta la Calabria di crescere, dal punto di vista dell’esercizio delle responsabilità che a ciascuno competono. Assistiamo ad una pratica a fasi alterne, contraddittoria, incoerente tra il dire e l’agire, ad azioni scollegate e ad una pratica gestione del potere di basso profilo, sempre pronta a definire nomine, incarichi, consulenze, premi, gettoni e quant’altro, mai pronta, di fronte alle situazioni scabrose ed ai problemi concreti ad attivare una forte azione riformista che apra alla Calabria i giorni della speranza;  Segnalo, infine, il bisogno che la politica di bilancio sia sempre più orientata alla riduzione della spesa corrente a vantaggio della spesa per investimenti, perché la realtà induce a pensare che camminiamo in controtendenza rispetto al governo del paese che, invece, in questa direzione sta già operando.  Noi qualche suggerimento abbiamo provato a darlo, nel tentativo di costruire un rapporto positivo, non critico per la critica, ma c’è in circolazione una sufficienza ed una saccenteria degna di miglior causa.  Nel merito abbiamo espresso riserve su come è stata gestita dal governo regionale la partita della “forestazione” (quella che fa capo all’AFOR), relegata ancora al ruolo assistenziale (mi domando cosa vuol dire il trasferimento dei forestali alle Province, congelando la situazione e istituendo il ruolo ad esaurimento), piuttosto che essere considerata una vera risorsa per la Calabria e le sue aree interne e così per le attività ed i servizi in agricoltura (quelle che fanno capo all’ARSSA), totalmente abbandonate a se stesse, senza un minimo di visione regionale dello sviluppo agricolo e forestale. L’Assessore all’Agricoltura, in questi due anni, ci ha saputo propinare soltanto consulenti, consulenze, Commissioni e comitati: tutte spese inutili sottratte a qualsiasi controllo.  Non abbiamo capito, infine, né nessuno prova a spiegarla, dati alla mano, la politica del personale. Abbiamo più volte affermato che se non funziona la macchina burocratica il comando della politica, quando c’è, non diventa atti di governo e, dunque, l’efficienza e l’efficacia della burocrazia non si conseguono, né si riesce a misurarne la portata.   Non abbiamo capito, né nessuno si fa carico di spiegare, la politica per la dirigenza, le spropositate incentivazioni all’esodo, il mancato espletamento dei concorsi banditi da oltre un anno, per dirigente e per il personale regionale della Giunta e del Consiglio. Come non abbiamo capito la gestione del Consiglio Regionale. {mospagebreak} Sulla crisi regionale, infine, nel mese di Dicembre 2006, abbiamo trasmesso al Presidente della Regione, al Presidente del CR, ai Segretari Regionali delle Forze politiche ed ai Capigruppo al Consiglio Regionale, un documento politico elaborato dall’Ufficio di Presidenza col quale abbiamo detto queste cose e diverse altre.  Se dovessimo scendere su un terreno più dettagliato, e non è escluso che dovremo farlo non appena saranno disponibili gli strumenti che stiamo approntando per dare voce e veicolare nella società il nostro pensiero, l’elenco delle cose che non condividiamo di certo non si fermerebbe qui e sarebbe destinato ad investire anche l’organizzazione e la produttività dell’attività legislativa.  Scelgo volutamente di fermarmi quì, per consentire ai colleghi soci di portare alla discussione, su questo punto specifico, il loro contributo, arricchendo con la loro esperienza questo nostro dibattito.  Devo dire che non siamo stati con le mani in mano neanche sul versante delle proposte concrete. Ne è testimonianza la lettera con la quale abbiamo proposto a componenti significative della realtà sociale calabrese la costituzione di un “FORUM PERMANENTE” per dibattere in maniera costruttiva i problemi della Calabria, offrendo l’Associazione come  Segreteria organizzativa.  Nelle prossime settimane verificheremo se la nostra proposta avrà qualche eco.  C’è un’ultima questione, ultima ma prioritaria, di cui è giusto e doveroso occuparsi.   Il Paese attraversa un momento delicato e complesso della sua vita per via delle difficoltà che il Governo incontra nel suo tormentato cammino.  La legge elettorale con la quale è stato rieletto il Parlamento ha dispiegato tutti i suoi malefici effetti. Quelli che erano stati ampiamente previsti nel momento in cui essa è stata varata e quelli che la realtà quotidiana evidenzia, condizionando in maniera fortemente negativa la funzione legislativa. Anche sul piano squisitamente politico quella legge ha concorso a disancorare gli eletti dalla realtà che li ha espressi,dopo l’abrogazione della preferenza.  Il cammino del Governo è disseminato di ostacoli che ogni giorno si incaricano di ritardarne l’azione, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.  E’ sempre più arduo prevedere il futuro, quello prossimo e quello remoto.  La politica fa fatica a trovare un orientamento e ad incamminarsi sul sentiero della stabilità, della lealtà democratica, dell’operare alla ricerca del bene comune, spesso citato nelle relazioni della classe dirigente (da ultimo nella relazione del Governatore della Banca d’Italia Draghi, del Presidente di Confindustria Montezemolo e del Presidente di Intesa S.Paolo,  Giovanni Bazoli).  Si naviga a vista cercando di evitare gli ostacoli noti e quelli che spuntano improvvisamente.  Si cercano scorciatoie che non esistono per semplificare le soluzioni e ridare fiato al sistema politico, ma il buonsenso, la capacità di stare coesi, individuando con chiarezza la scala delle priorità, nella difficile navigazione, sono ancora latitanti.   Sull’interesse generale della politica, finiscono col prevalere le ragioni di parte, talvolta quelle delle parti più piccole per rappresentatività e, dunque, per responsabilità.   Sull’altare della visibilità di parte si finisce col sacrificare gli interessi della coalizione, che sono quelli che dovrebbero contare di più e prevalere.  L’azione del governo sul piano economico risulta apprezzabile ed i conti cominciano a tornare, cresce la considerazione dell’Italia all’interno dell’Unione Europea e nei consessi internazionali, anche per l’azione di cooperazione alla pace ed alla difesa dei valori della democrazia vissuta dai nostri soldati nei diversi scacchieri e focolai di guerra nei quali siamo impegnati a portare pace e cooperazione allo sviluppo.   Ma tutto questo non impedisce che l’esito favorevole al centrodestra di una tornata elettorale amministrativa, significativa ma sicuramente non rilevante, provochi discussioni aspre ed atteggiamenti radicali che si spingono sino alla richiesta di tornare alle urne per rinnovare il Parlamento, dimenticando che andare a votare, in presenza della legge elettorale che a ragione può essere definita “sfasciacarrozze”, vorrebbe dire sì mettere a repentaglio la democrazia e dopo la democrazia, forse, la libertà.  Il buonsenso, i valori, la saggezza hanno abbandonato la politica.  Sul che fare non dovrebbero esserci dubbi, ma l’approdo è ancora lontano perché le divisioni sono ancora profonde ed il dialogo nell’interesse della Patria, quella di cui molti amano riempirsi la bocca senza conoscerne il significato, oggi, non riesce a decollare.  Certo non spetta a noi tracciare il cammino, non ne abbiamo il ruolo e non ne portiamo la responsabilità. E, tuttavia, se la nostra sensibilità politica e sociale è alta, anche noi possiamo e dobbiamo provare a dire la nostra ed a farla conoscere. {mospagebreak} Sul piano nazionale la prima priorità è cambiare la legge elettorale e restituire al cittadino la dignità di scegliere i suoi rappresentanti in Parlamento, nei Consigli Regionali, Provinciali e Comunali. La rappresentatività del voto deve essere restituita ai Partiti e dentro il consenso che i Partiti suscitano col loro operato, con la loro organizzazione democratica, il singolo candidato deve dimostrare le qualità possedute per aspirare ad essere preferito ed eletto.  In mancanza della nuova legge elettorale il Paese corre il pericolo di dover riandare alle urne con la stessa legge e questo sarebbe un vero disastro, perché il sistema politico finirebbe con l’arrotarsi su se stesso, senza trovare una via d’uscita.  Sul piano regionale per puntellare un’azione di governo fino ad oggi apparsa inadeguata, occorrerebbe trovare il coraggio di mettere mano al taglio serio e ponderato dei “costi della politica” oltremodo gravosi per l’Istituzione e per i  cittadini.  Non è la prima volta che lo diciamo e con crescente preoccupazione e riteniamo che sia un tema cardine per ripristinare un minimo di credibilità e trasparenza.  Chiediamo alla politica ed alle Istituzioni elettive di affidare ad un gruppo di saggi l’incarico di esplorare ogni possibile intervento, in collegamento con l’azione promossa dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali, con l’ordine del giorno approvato il 30 Maggio 2007 (allegato nella cartella dell’Assemblea).  Poiché avvertiamo la responsabilità ed il significato di questa proposta  se la nostra Assemblea di oggi sarà d’accordo in maniera esplicita, candideremo l’Associazione a prendere parte a questa responsabilità.  Nelle more di conoscere le iniziative della politica e delle Istituzioni, propongo all’Assemblea di approvare la costituzione di un gruppo di lavoro che si interessi della questione e proceda alla individuazione dei punti caldi da affrontare, in una discussione che sia quanto più possibile oggettiva, serena e positiva nell’interesse della Calabria e dei calabresi.  Una ulteriore informazione devo all’Assemblea. Siamo quasi pronti per uscire con l’Agenzia periodica dell’Associazione che abbiamo chiamato  “L’OPINIONE” , sottotitolo dell’Associazione degli ex Consiglieri Regionali della Calabria.   Come siamo in cammino per pubblicare la Rivista dell’Associazione che nel primo numero conterrà gli atti del Convegno “Sessant’anni di Repubblica Italiana: 1946-2006”.  Nel corso del 2006, inoltre, abbiamo avviato con i soci l’iniziativa collettiva per aiutare i bambini dell’Africa, prelevando dalle quote sociali versate la somma di 5000 € che sono confluite su apposito c/c postale. Alcuni nostri soci, inoltre, hanno versato direttamente sul c/c postale ulteriori contributi per complessivi 1.000 euro che hanno fatto lievitare a complessivi 6.000 euro la cifra disponibile per l’anno 2006.
 Questa cifra sarà quanto prima inviata ai destinatari, non appena l’Ufficio di Presidenza li avrà individuati.  Nella cartella troverete i prospetti del bilancio consuntivo 2006 e della variazione al bilancio di previsione 2007, copia della relazione del Collegio dei Revisori e di quella del Comitato dei garanti oltre ad un appunto sul prossimo Convegno che abbiamo programmato di svolgere, assieme all’Ente Parco Nazionale della Sila, a Spezzano della Sila nei gg. 29 e 30  Giugno p.v.  Mi pare di avere esaurito gli argomenti elencati nei punti da 1 a 5 dell’ordine del giorno dei lavori, vi ringrazio per l’attenzione e prego il Presidente dell’Assemblea di aprire il dibattito.