L’ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA NEW DEAL DISCUTE DEL MEDITERRANEO!

Innanzitutto vorrei ringraziare, a nome dell’Associazione universitaria New Deal che oggi rappresento, l’Associazione degli ex Consiglieri regionali e in particolare l’On. Priolo per avere offerto anche a dei giovani l’opportunità di esprimere il nostro punto di vista in un contesto così significativo.
L’obiettivo della nostra Associazione (attiva da circa 8 anni) è sempre stato, in generale, quello di portare avanti una squadra di giovani che siano protagonisti di un processo di sviluppo verso il futuro che desiderano; non restare più ai margini della scena ma scendere in campo ed essere quindi un punto di riferimento nel contesto universitario e, in generale, per il nostro territorio. Oggi, scendiamo in campo per dire la nostra sul Mediterraneo, o meglio sulle opportunità che pensiamo di poter avere dal Mediterraneo.
Io ho avuto la fortuna di scoprire, seppur sicuramente in piccola parte, il mondo arabo e visitarlo mi ha permesso di uscire dai luoghi comuni che la cronaca nelle sue varie forme ci trasmette e di iniziare a capire dal vivo quali possono essere i loro punti di forza e cosa possiamo avere da imparare da loro. Sicuramente l’approccio giusto per noi giovani non può essere quello di ritenersi superiori perché occidentali, europei, italiani; non è così che può partire una connessione per uno scambio culturale. Ecco, credo che sia proprio lo scambio culturale fra i gruppi giovanili dei vari Paesi mediterranei il punto di partenza. Bisogna vedere per quali aspetti e come.
Per quali aspetti? Credo che si possa fare riferimento a tre parole chiave: conflitto, integrazione e innovazione. Conflitto perché è inevitabile pensare che non sia immediata una convergenza di intenti e culture che fino a ieri non sono state del tutto amiche ma è importante lavorare per il raggiungimento di un lieto fine per questo conflitto. Si potrà così sfociare naturalmente in un processo di integrazione fra i diversi popoli e quindi sviluppo che sarà dato dal mix dei punti forti che ciascun protagonista renderà noto e metterà a disposizione degli altri. Dall’integrazione dei punti forti non può che partire una nuova fase di innovazione che, tra l’altro, sta già nel fatto in sé di spostare la nostra attenzione dall’impulsiva emigrazione verso il Nord al fare squadra verso il Sud.
Per noi giovani come dovrebbe essere questa squadra Mediterranea? Dovrebbe sicuramente vedere una stretta collaborazione fra realtà istituzionali e sociali giovani, ovvero libere dalle vecchie chiusure mentali; nuove classi dirigenti che accolgano la volontà e l’importanza di un processo di questo genere che non può più essere affidato a chi ha paura del diverso o del nuovo.
Tutto ciò però non può restare solo nelle conversazioni di questi due giorni e allora l’impegno di noi giovani credo che sarà indirizzato verso la realizzazione di tavoli di lavoro costruttivi fra autorità, esperti e, altro aspetto fondamentale, il mondo delle imprese per scegliere insieme le migliori pratiche d’azione e raccogliere le risorse necessarie.
Ultimi due quesiti: in quali direzioni dovrà agire la squadra che stiamo proponendo e come può farcela?
Le direzioni in cui agire, secondo noi, dovranno toccare tre ambiti: esportare cervelli, le nostre professionalità, dunque il Made in Italy che ci ha da sempre distinti nel mondo, e in particolare il Made in Calabria, quindi la possibilità di estendere la diffusione delle nostre risorse peculiari come prodotti tipici o artigianato. Infine, ultimo non per importanza ma anzi forse alla base di tutto: il turismo e, magari, in particolare modo l’attivazione di interventi di notevole miglioramento della viabilità.
Come? Ho già fatto riferimento a dei tavoli di lavoro e ad una sinergia fra autorità, esperti ed imprenditori ma ancora prima, alla base di partenza di tutto, credo debba esserci il supporto dell’Istituzione che ci rappresenta, ovvero dell’Università, per noi la Mediterranea, ma spero anche io in un collegamento fra tutte le Università meridionali. L’Università dovrà mettere in campo il più attivamente e proficuamente possibile soprattutto due dei pilastri che ogni università ha, ovvero internazionalizzazione e ricerca. Questi due pilastri, insieme a quelli delle istituzioni politiche territoriali, potranno costruire una rete, dei protocolli d’intesa cui immediatamente noi giovani potremo  fare riferimento per iniziare ad interfacciarci con i nostri colleghi Mediterranei.
Per concludere, il sistema cui siamo stati abituati, in cui siamo cresciuti si sta saturando per cui è indispensabile ormai lanciare una nuova dinamica, mirata allo sviluppo della nostra terra, che sia anche protagonista dei cambiamenti del Mediterraneo che ci saranno inevitabilmente, tanto vale supportarli piuttosto che sopportarli e, soprattutto vi chiediamo di supportare in questo noi giovani sperando di riuscire ad essere dei buoni leader per questo nel futuro formandoci adeguatamente grazie alla nostra Università e a tutte le Istituzioni!
Ultimissima osservazione, direttamente ai miei colleghi, più o meno coetanei, un invito a cogliere sempre questo tipo di occasioni per confrontarci sul nostro futuro, senza più limitarci alle lamentele (io stessa ho cercato di dire la mia evitando di dilungarmi sulle assenze, come è stato già detto, di autorità sia istituzionali che culturali che da giovane studentessa avrei voluto incontrare) ma andiamo oltre, oltre cosa non offre il nostro territorio, perché come abbiamo imparato in questi due giorni le opportunità possono essere diverse e sta a noi adoperarci e formarci per incentivarle e renderle produttive.

VALENTINA MALLAMACI
rappresentante Ass. New Deal

 

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