il presidente

                                                                           

“IL MEDITERRANEO: così vicino, così lontano.

Nuovi scenari per una nuova Calabria ed un nuovo Mezzogiorno.”

Sala Monteleone –  Consiglio Regionale della Calabria – lunedì 13 e martedì 14 aprile 2015

 

introduzione ai lavori di stefano  a. priolo

 

Benvenuti a tutti nella nostra Città, in occasione di un evento programmato a conclusione di un ciclo di attività sociali che ci ha visti impegnati nel biennio 2013 – 2014; un tempo celebrativo del 25° anno di vita della nostra Associazione ed a cavallo tra la 9^ e la 10^ legislatura regionale, nel corso del quale ci siamo proposti di passare in rassegna, nel corso di 5 Seminari, problematiche tipiche del territorio, a nostro avviso di rilevante importanza per il futuro della nostra terra di Calabria.

In dettaglio ed in breve é opportuno quì ricordarle:

 

§  Cosenza – Palazzo della Provincia –  Aprile 2013

 “Difesa, organizzazione e valorizzazione del territorio e dell’ambiente calabrese”;

 

§  Lamezia Terme  –  Grand Hotel Lamezia – Giugno 2013

il futuro delle politiche di coesione territoriale e sociale –  Risorse nazionali e comunitarie: fattori e settori produttivi da sviluppare in Calabria”

 

§  Reggio Calabria – Museo Archeologico Nazionale – Ottobre 2013

” La Calabria che vogliamo. Istruzione, Alta formazione, Cultura e Beni Culturali

 

§  Rende (CS) – Università della Calabria –  luglio 2014

“La  Programmazione Operativa Regionale: rileggere il passato per progettare il futuro”

 

§  Lamezia Terme (CZ) – Grand Hotel Lamezia  – dicembre 2014

“Rileggere il passato della programmazione comunitaria per progettare quella futura:

 indicazioni per la Programmazione 2014-2020″

 

 La riflessione odierna, nella sede istituzionale del Consiglio regionale – che conclude il ciclo –  volutamente si sofferma, ad integrazione dello sguardo rivolto al territorio, su quel che accade attorno ad esso, particolarmente a Sud dell’Europa, sul Mediterraneo, un mare che bagna l’intera penisola italica, posta al centro della storia sin dagli albori di vita della terra, via d’acqua di collegamento tra Oriente ed Occidente,  che proprio per questa ragione, abbiamo ritenuto doverosamente di richiamare in memoria, in questa prima sessione dei nostri lavori, con due relazioni affidate a valorosi studiosi del mondo accademico nostrano, i professori Pietro Dalena dell’Università della Calabria di Cosenza e Daniele Castrizio, reggino, che insegna all’Università di Messina.

 

Un affettuoso e grato benvenuto al Presidente Gerardo Bianco, che conduce da par suo l’Associazione degli ex Parlamentari, nostra partner nell’organizzazione di questo appuntamento e già prestigioso uomo politico della prima Repubblica.

 

Accanto al benvenuto a tutti, un sentito e particolare  ringraziamento, ai relatori esterni alla realtà calabrese – il Prof. Parsi, Direttore dell’Alta Scuola e Relazioni Internazionali di Milano, il Segretario Generale dell’UNIMED di Roma – Unione delle Università del Mediterraneo, dr. Rizzi  – studiosi ed esperti di primario livello, che hanno accolto l’invito a partecipare con noi a questa riflessione, di particolare e, come vedremo, attualissimo interesse europeo e mondiale, per i preoccupanti scenari che genera l’attuale situazione del Mediterraneo.

Analogo ringraziamento al Prof. Carbone – ricercatore senior dell’ISPI – Istituto Studi di Politica Internazionale di Milano, che abbiamo voluto con noi perché interessati a conoscere oltre alle problematiche dell’Africa mediterranea anche quelle di una parte non meno interessante del continente nero: l’Africa sub-sahariana, un territorio interamente a sud del deserto del Sahara, che presenta una miriade di eco-sistemi diversi, che le cronache del nostro tempo descrivono ormai come un’area in cammino spedito verso la civiltà, con istituzioni abbastanza stabilizzate ed in forte espansione civile, sociale ed economica.

 

Esprimiamo la convinzione che essi, con i loro interventi, concorreranno in maniera efficace alla esplorazione degli scenari che si aprono sul “Mare Nostrum” e nel continente nero, rendendoci edotti e  consapevoli partecipi, sia dei rischi e nuovi pericoli, come delle nuove opportunità che l’evoluzione della situazione potrà generare, sia nel Continente africano che nell’intero bacino del Mediterraneo.

 

Il tema della Conferenza, non é stato scelto a caso.  Alla sua base c’é una questione storica, una ricerca mai venuta meno, che richiama alla memoria e ripropone in tutta la sua drammaticità il mancato sviluppo del Mezzogiorno d’Italia. E’ una vita che continuiamo a girare attorno a questo problema, con forti motivazioni sociali ed istituzionali, perché siamo convinti si tratti di una questione nazionale, non già di una rivendicazione  territoriale, senza, purtroppo, venirne a capo.

Ancora oggi, a parere di tutti, il ritardo del Mezzogiorno é il, non un  problema dell’Italia, convinti tutti che se non cresce il Mezzogiorno non crescerà, non potrà crescere l’Italia.

E’ da questa consapevolezza che é nata e viene avanti negli ultimi anni, proponendosi alla nostra attenzione, l’idea di sapere, conoscere dove va il Mediterraneo, una condizione che abbiamo il dovere di esplorare, per capire bene se esso rappresenti soltanto un pericolo, come da qualche parte si paventa o se, per caso esso, col carico non lieve, certo, dei suoi anche evidenti problemi, non sia già o non possa rappresentare già o divenire, come noi siamo convinti, una risorsa, una nuova opportunità, alla quale guardare, per modificare il futuro del Mezzogiorno e della Calabria, un territorio dislocato nel cuore del Mediterraneo, zona di frontiera e, dunque, di possibile collegamento dei quattro punti cardinali, al centro dei quali essi si trovano.

 

Il Mezzogiorno d’Italia, proprio per questa posizione geografica, oggi fortemente strategica, non può continuare ad essere considerato ineluttabilmente la palla di piombo al piede del Paese, né ” possiamo rassegnarci a ridurre una parte così importante dell’Italia a mero mercato per le imprese del Nord (serbatoio di consumi e mano d’opera) o peggio, a stereotipi di comodo [“sperperi”, mafia, camorra e ‘ndrangheta]come giustamente ha recentemente rilevato in un suo scritto, il Prof. Antonino Spadaro – Ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

 

E’ giusto, allora, cercare e trovare una risposta, finalmente positiva, alla “questione meridionale” manifestatasi già sin dalla realizzazione dell’unità d’Italia e, purtroppo, tuttora irrisolta; anzi caratterizzata oggi da un progressivo aggravarsi.

Dobbiamo perseguire questa ricerca con tenacia spinti dalla forte motivazione che ci accompagna da una intera vita: quella di provare ancora a rendere, finalmente, giustizia ad intere generazioni di giovani e donne, altrimenti condannati, come già accaduto tristemente in passato, all’emigrazione.

 

E’ tempo di ricordare che così come si sono a suo tempo sviluppate le Regioni padane – con la costruzione dei grandi trafori, che in più punti hanno bucato le Alpi, mettendole in diretta comunicazione con la mittel Europa – é venuto il tempo di pensare e programmare una politica di apertura delle vie aeree e navali verso i Paesi del Mediterraneo, per mettere in collegamento diretto il Mezzogiorno d’Italia con i Paesi emergenti dell’Africa.

La Calabria, dentro questa prospettiva, consapevole di poter investire le cospicue risorse del suo soprassuolo (risorse idriche, parchi ed aree protette – Beni Culturali e diffuso patrimonio archeologico) dovrà attrezzarsi da subito per fare la sua parte, puntando sul potenziamento quanti-qualitativo di mirate infrastrutture esistenti, come il Porto di Gioia Tauro, l’Aeroporto di Lamezia Terme, l’Università per Stranieri “D. Alighieri” di Reggio Calabria.

Nel rapporto con lo Stato essa dovrà mirare, innanzitutto, al riequilibrio del sistema infrastrutturale che assicura la mobilità delle persone e delle merci. E’ giusto portare a termine la TO – Lione, ma se viviamo in un Paese giusto dovrebbe essere contestualmente sacrosanto completare con urgenza l’ammodernamento e la messa in sicurezza dell’A3 SA-RC e la Messina – Catania – Palermo (‘) – potenziando e mettendo in sicurezza l’attraversamento intermodale dello Stretto, per potervi creare un sistema urbano perfettamente integrato, capace di possente attrazione ambientale, culturale e turistica.

 

Occorre cancellare dalla storia il detto, palesemente falso, che recita “Cristo si é fermato ad Eboli”. E’ palese e storicamente vero, invece, che a Eboli, casomai, si é fermata la volontà della politica italiana di rendere giustizia alle popolazioni meridionali, se si esclude il suo operato nel primo ventennio di vita della Repubblica. L’ultima evidente e scellerata prova di questo assunto é la concessione ferroviaria a ITALO, che si ferma a Salerno, un segnale potente di abbandono dei territori a sud, privando il resto del Mezzogiorno di quella sana concorrenza nell’offerta di servizi indispensabili per lo sviluppo che, anche se non sempre, talvolta e spesso, procurano miglior servizio  a minor costo.

 

Ancora. Occorrerà prendere atto con indignazione che la politica nazionale ha abbandonato le numerose sue incompiute, lasciando sul territorio diffuse testimonianze di archeologia industriale (Praia a mare – Crotone – Lamezia Terme – Saline – Gioia Tauro etc.). Le OMECA (Officine Meccaniche Calabresi) di Reggio Calabria, sono l’unica testimonianza sopravvissuta al totale fallimento,  solo grazie alla professionalità della sua dirigenza e delle sue maestranze, che riescono a produrre carrozze ferroviarie destinate all’esportazione in Europa – ma oggi in predicato di divenire proprietà cinese – si dice – per avere nuove chance e concrete opportunità di espandere la sua capacità produttiva. Accanto all’abbandono delle poche esperienze nel settore industriale, si possono ricordare anche le opere pubbliche abbandonate in settori strategici per la difesa degli insediamenti umani e per lo sviluppo di attività produttive, come i completamenti dei grandi invasi idrici, dei piani e programmi per la difesa del suolo e la manutenzione e bonifica dei numerosi corsi d’acqua che solcano la Regione, procurando periodicamente ingenti danni a centri abitati, a giacimenti culturali (cito per tutte l’Area Archeologica di Sibari)  ed infine l’abbandono del sistema portuale (Sibari – Crotone – Gioia Tauro – Saline) che collocati al centro del Mediterraneo, potrebbero, se ricomposti in un sistema a rete, divenire fonte di reddito e di occupazione.

 

La nostra iniziativa, dunque, aspira a generare una scintilla capace di innescare un incendio, consapevoli che c’é già in cammino una nuova storia del Mediterraneo che bussa alle porte, una storia che merita di essere conosciuta, considerata, valorizzata; una nuova opportunità, insomma, per cambiare senza esitazione il futuro del Mezzogiorno e della Calabria.

 

E’ tempo, in definitiva, di allargare la prospettiva del possibile sviluppo del Mezzogiorno, ma, in futuro, piuttosto che continuare a guardare al Nord più sviluppato, occorrerà provare a guardare in basso, verso un Sud forse meno sviluppato, ma senza dubbio più simile a noi per storia, tradizioni ed economia – come ascolteremo domani, dal Rapporto del CENSIS.

 

Quando siamo partiti per organizzare questa riflessione – eravamo nel 2013 – l’intera fascia afro-mediterranea, con esclusione dell’Algeria, era stata investita da moti rivoluzionari diffusi che avevano generato, tra il 2010 ed il 2011, la fine delle dittature in Egitto, Libia, Tunisia e Marocco, un tempo passato alla storia come la  “primavera araba”, nel quale si é coltivata la segreta speranza di una transizione stabile alla democrazia.

Gli sviluppi successivi, tuttavia, non hanno confermato quella speranza e l’area afro -mediterranea vive ancora oggi una fase di instabilità perché alla confusione generata dall’assenza di approdi istituzionali stabili, si é sostituito un pericolo ben maggiore; quello rappresentato dalla nascita del c.d. “Califfato” uno Stato estremista “sui generis” che non fa affidamento, a differenza dello Stato tradizionale, su un territorio definito e geograficamente delimitato; qualcuno ha inteso, a giusta ragione, bollarlo come uno “Stato imbroglione” che prova a vivere come uno “Stato normale”, uno Stato che fa della violenza indistinta e settaria la sua bandiera, che semina lutti e rovine ovunque si manifesta.

 

Le mutazioni profonde intervenute nell’intero scacchiere Mediterraneo – da ultimo la nascita dell’ISIS in Siria ed Iraq nel 2014 e l’attentato al Museo del Bardo a Tunisi qualche mese addietro – che minaccia di sconvolgere l’unico Stato afro-mediterraneo nel quale la rivoluzione ha trovato uno sbocco democratico –  non fanno ben sperare e non incoraggiano a progettare futuro. C’é chi paventa che in assenza di iniziative mirate e concertate a livello delle grandi organizzazioni internazionali – Europa ed ONU in prima fila –  si possa materializzare  un serio pericolo di crescente instabilità, accompagnato da concrete e devastanti minacce alla pace nell’intero bacino del Mediterraneo. 

Una situazione che osservata nel suo complesso fa temere al Sommo Pontefice, a Papa Francesco, il pericolo di una strisciante guerra mondiale, sol che si provi a considerare nel loro insieme i conflitti in atto nell’intero bacino del Mediterraneo e nell’Asia minore.

 

Tutto questo sommovimento non ha fatto e non poteva far parte della nostra riflessione iniziale, ma quanto accaduto non poteva assolutamente essere da noi ignorato.

Proprio per questo é apparso subito necessario suddividere in due sessioni la nostra riflessione:

a. la I^ sessione impegnata a considerare e riflettere su quanto accaduto istituzionalmente nel continente Africa nel corso dell’ultimo triennio, per integrare la nostra originaria riflessione e comprendere e considerare, dove va il Mediterraneo, dopo la nascita dello “Stato- non Stato”;

b. la II^ sessione della nostra Conferenza, invece, interamente dedicata a conoscere lo stato delle relazioni già in atto tra Italia da un lato ed Africa mediterranea dall’atro, per averne cognizione e commisurare ad esse i possibili obiettivi da perseguire, già, peraltro emersi nel corso dei nostri Seminari realizzati nel 2013.

Abbiamo, proprio per questo, proposto subito al CENSIS un percorso di collaborazione per accompagnare le nostre attività, con un protocollo d’intesa rivolto a  programmare attività di conoscenza e studio del POR Calabria 2007 – 2013, la sola risorsa disponibile a sostegno di una politica di crescita dell’economia ed  incremento dell’occupazione.

 

E proprio considerando l’urgenza di mirare questo obiettivo avevamo convenuto di includere nell’intesa il Modulo 4 – IL MEDITERRANEO COME RISORSA.

 In estrema sintesi, avevamo concordato di partire dalla Ricerca datata 2011 del CENSIS “Il Mediterraneo diventa adulto” per aggiornarla, e se possibile integrarla con l’analisi del contesto economico dei Paesi del bacino del Mediterraneo.

L’impegno comprendeva anche, una analisi delle principali relazioni esistenti tra i Paesi del “Mare Nostrum”  e l’Italia.

Questa parte della nostra iniziativa, come programmato, verrà sviluppata nella II^ sessione della nostra Conferenza, che sarà presieduta dal Prof. Salvatore Berlingò – Rettore dell’Università per Stranieri “D.Alighieri”, che desidero ringraziare per la preziosa collaborazione nella organizzazione di questa Conferenza.

 

Domani, dunque, ascolteremo con grande interesse la d.ssa Italia del CENSIS che ci fornirà il quadro delle relazionalità, quella agita e quella potenziale, dei rapporti tra Italia – e Paesi dell’Africa mediterranea, oltre al quadro della presenza già oggi  in Italia dei Paesi del Mediterraneo.

 

Un ringraziamento davvero speciale al dr. Sergio Marini – Amministratore delegato della Camera di Commercio Italo – Araba  ed al dr. Gianfranco Damiano – Presidente della Camera di Commercio Italo – Libica, che vogliamo definire in questo momento  particolarmente difficile e tormentato della vita nel Mediterraneo “capitani coraggiosi di imprese difficili” che hanno accolto il nostro invito. Le loro testimonianze, le loro esperienze, saranno di particolare significato ed efficacia per il conseguimento degli obiettivi che con questa Conferenza ci siamo proposti di raggiungere.

 

Grazie anche al Prof. Nicolò – docente di Economia aziendale nella Università Mediterranea di Reggio Calabria che ci intratterrà su un tema di grande interesse per i nostri giovani studenti universitari: “lo studio di un modello per creare impresa nel Mediterraneo”.

 

Dulcis in fundo, concluderà la nostra Conferenza il Presidente del CENSIS – il Prof. Giuseppe De Rita, la cui autorevolezza non necessita di alcuna aggettivazione. Gli siamo grati per la sua grande, particolare disponibilità e gradita presenza, che conferisce alla nostra iniziativa valore, prestigio, concretezza e sicura affidabilità.

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