SANITA’ CALABRESE:

un diritto per tutti,  non  un optional nell’interesse di pochi.

 

Il  bollettino di morte che segna i tempi della sanità calabrese, provoca rabbia e sgomento, sentimenti che inducono, assieme ad una forte reazione civile e sociale, la responsabilità di intervenire per non condividere responsabilità generali di rilevante gravità.
L’Associazione degli ex Consiglieri Regionali della Calabria non può, previamente, non esprimere il proprio allarme per la condizione precaria del Settore della Sanità nella nostra Regione.
L’ultima tragica vittima della “mala sanità” sottolinea, ove ve ne fosse ancora bisogno, la condizione di degrado e l’assoluta superficialità con la quale si eroga l’assistenza sanitaria nelle strutture private come in  quelle pubbliche.

La sanità calabrese non è governata. Manca una seria programmazione sia dell’assistenza ospedaliera che di quella territoriale e non vengono applicate le regole, gli standard e le norme di legge che presiedono al funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale, nato per assicurare il diritto costituzionale alla salute.
Interessi privati, che nulla hanno a che vedere con il dovere di tutelare la salute dei cittadini, finiscono col prevalere, sia dentro l’organizzazione che nella erogazione della spesa sanitaria; problemi di collocazione di personale sanitario e/o riconducibili ad interessi elettorali (es. nomine Capi Dipartimento, Direttori Generali, Dirigenti, Primari, ecc.), producono rinvii “sine die” di problemi strutturali urgenti ed indifferibili, di funzionamento delle strutture ospedaliere, che piuttosto che essere affrontati e risolti, secondo i principi della professionalità, del merito e della trasparenza,  vengono improvvisati,  tamponando le diverse situazioni e generando precarietà.
Non si può non sottolineare come le decisioni assunte dalla Giunta Regionale e dal Consiglio, dal 2004 a questa parte, non abbiano migliorato la risposta del servizio sanitario ai bisogni di salute dei cittadini, né hanno assicurato al cittadino, la garanzia del diritto costituzionale in materia di salute. Uno dei provvedimenti più controversi ed immotivati, anche alla luce della normativa nazionale, non sostenuto, neppure, da oggettive considerazioni dei bisogni come sono localizzati e si manifestano nella realtà concreta del territorio regionale, è stata la riduzione da 11 a 5 delle Aziende Sanitarie. Questo provvedimento, non supportato da studi specifici e da numeri che possano ragionevolmente suffragarlo, non solo non ha prodotto il dichiarato obiettivo di contenimento della spesa sanitaria, ma ha ulteriormente pregiudicato il funzionamento del servizio sanitario, ingenerando un diffuso malcontento e la paralisi delle attività, nelle vecchie e nelle nuove strutture, tutte, ancora, in stato confusionale. Nello spazio di un anno abbiamo avuto Commissari, Commissari liquidatori, Direttori Generali e quant’altro, che hanno testimoniato come si muovono, si intrecciano e si compongono gli interessi di parte (dei Partiti e delle lobby del settore sanitario).

Da anni non si esercita un puntuale controllo sulla qualità dell’offerta sanitaria sotto il profilo dell’organizzazione, della produzione scientifica e delle professionalità impiegate; in alcuni casi si omette anche l’accertamento di conflitti di interesse e di evidenti incompatibilità tra cariche diverse, che pure esistono (Primari – Ordini Professionali – Direttori Generali). E’ innegabile che tutto questo origina conflitti nel settore che diventano veri e propri conflitti sociali e territoriali.Il recente commissariamento della sanità calabrese, con la nomina del Prefetto Serra prima e del Prefetto  Riccio dopo, mentre evidenzia l’abbandono in cui versa il settore, offre l’occasione preziosa per procedere alla puntuale ricognizione dello “status” delle strutture, in gran parte fatiscenti e con strumentazione obsoleta, alla verifica dell’organizzazione sanitaria, della qualità delle prestazioni professionali e delle reali necessità di  intervento.

Questo accertamento, che va portato a termine con la necessaria puntualità ma anche in tempi
credibili
, è indispensabile per porre mano ad una programmazione seria e realistica del SSN in Calabria. Questa programmazione regionale, da definire speditamente, deve avere i seguenti caratteri:

  • Deve ubbidire all’imperativo categorico di assicurare a tutti i cittadini i livelli essenziali di assistenza (LEA), da realizzare in maniera generalizzata sull’intero territorio regionale, con verifiche annuali del raggiungimento dell’obiettivo;
  • deve sancire il consolidamento e l’ulteriore potenziamento degli esistenti punti di eccellenza oltre ad ampliare ulteriormente la gamma dell’eccellenza, estendendola ad altre essenziali branche dell’assistenza sanitaria, in maniera da arrestare e progressivamente ridurre, fino ad eliminarla, se possibile, la “migrazione sanitaria” verso le altre Regioni del Paese;
  • deve prevedere la realizzazione, in tempi certi e credibili, di una rete ospedaliera efficiente e funzionale, capace di rispondere con efficacia ed immediatezza all’emergenza, oltre che assicurare qualificata assistenza integrale, diagnosi e cura delle diverse patologie;
  • deve prevedere un servizio sanitario di base (generico – specialistico), commisurato alla presenza reale dei cittadini sul territorio.

Un siffatto “Piano della Salute” – a parere dell’Associazione degli ex Consiglieri Regionali – non può essere un parto burocratico, ma deve essere la risultante di un intenso e credibile confronto democratico (istituzioni – forze sociali – cittadini), che chiama all’esercizio di precise responsabilità le Autonomie Locali, le parti sociali in senso lato, le professioni  ed i centri di ricerca operanti in Calabria, prima delle definitive determinazioni che spettano al Consiglio Regionale della Calabria.
L’elaborazione del Piano della Salute deve partire da una puntuale verifica del grado di attuazione dei Piani precedenti, già varati nel 1995 e nel 2004, deve tenere conto della normativa nazionale intervenuta, che non può essere ritenuta un “optional” da considerare a piacimento, deve avere come vincolo la domanda ed il bisogno di salute che si sono venuti manifestando sul territorio.

Altri vincoli, coerenti con quello prima richiamato, da osservare devono essere rappresentati:

  1.  Dalla suddivisione del territorio della Regione in Ambiti Ottimali Omogenei, non necessariamente riconducibili alle attuali Circoscrizioni provinciali, con la istituzione in ciascuno di essi di una ASL;
  2. Il rafforzamento delle strutture funzionali che assicuri la efficiente presenza della medicina sul territorio;
  3. Il ridimensionamento, la riconversione e la riqualificazione della rete ospedaliera, da realizzare in stretta coerenza e corrispondenza con la costruzione dei quattro nuovi ospedali, già programmati;
  4. L’organizzazione dipartimentale per migliorare la qualità del servizio e anche per impedire la proliferazione dei primariati e l’ampliamento ingiustificato degli organici;
  5. Una forte integrazione tra i settori sanitario e sociale.

Nell’immediato, prima ancora di definire il Piano della Salute, l’Associazione ritiene che si debba porre mano allo stralcio di due questioni che sembrano sovrastare tutte le altre:
La prima riguarda la messa a punto di un Servizio unico di emergenza regionale che eviti il “pellegrinaggio delle ambulanze sul territorio regionale alla ricerca del ricovero adeguato per l’ammalato grave”;

La seconda è relativa alla definizione immediata, previa urgente convocazione del Consiglio Regionale, di tutti i requisiti di carattere organizzativo e strutturale che devono possedere le strutture private per l’accreditamento col SSN; un provvedimento che la Calabria attende dal lontano 2004, data a cui risale l’approvazione del PSR attualmente in vigore.

Su queste questioni, l’Associazione ha già richiesto un incontro al  Presidente della Giunta Regionale ed al Commissario per l’emergenza sanitaria in Calabria e, nel corso dell’anno, organizzerà pubbliche iniziative di approfondimento e di dibattito con le Autonomie Locali e le parti sociali.

Reggio Calabria, 13 marzo 2008

                                                                                                                        Il Presidente
Stefano Arturo Priolo (335/7321770)